M° Ryuko Tomoyose: di tigri e di pecore - www.hombu-dojo.it

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M° Ryuko Tomoyose: di tigri e di pecore

karate tradizionale


Ryuko Tomoyose (10 Dicembre 1928) è stato uno dei primi allievi di Kanei Uechi. 10°Dan Hanshi di Karate Uechi-ryu, vista la sua profonda conoscenza e padronanza di questo stile la prefettura di Okinawa lo ha dichiarato nel 2000 “Tesoro Nazionale Vivente e Patrimonio Culturale Intangibile nel campo del Karate e delle Arti Marziali con Armi”. Quella che segue è la traduzione di alcuni stralci di un’intervista fatta a Ryuko Tomoyose il 20 Luglio del 1991, durante un suo soggiorno negli Stati Uniti, presso l’abitazione di James Thompson. L’intervista integrale, in lingua inglese, è disponibile sul forum Karate Cafe.


Ryuko Tomoyose
Intervistatore: Sensei, sarebbe così gentile da presentarsi?

Tomoyose Sensei: il mio nome è Tomoyose Ryuko e sono 9° Dan Hanshi presso la Zen Okinawa Karate-do Renmei. Sono stato uno studente di Kanei Uechi. Insegno in diversi Dojo, sebbene non ne abbia uno di mia proprietà. Sono inoltre presidente della Okinawa Karate-do Association.

Intervistatore: durante il suo seminario, lei ha parlato di due tipologie di Karate. Sarebbe così gentile da tornare nuovamente sull’argomento?

Tomoyose Sensei: ad Okinawa distinguiamo tra due tipologie di Karate. Il Budo Karate e il Karate Sportivo. Io insegno Budo Karate; questo è il Karate tradizionale di Okinawa. Molte persone, specialmente negli Stati Uniti, insegnano e praticano Karate Sportivo. La gente sembra esserne attratta e questo va bene… Per loro, ma non per me.

Io scelgo il Budo Karate perché rappresenta uno stile di vita. Lo sport va bene solo fintanto che si è giovani; le persone devono comprendere che il Karate Sportivo non è il vero Karate di Okinawa. Il Budo Karate può includere – in piccola parte – una componente sportiva e questo va bene… Finché si tratta di una piccola parte non ci sono problemi, ma coloro che praticano unicamente Karate Sportivo arrivano a provare una certa avversione per il Budo.

Sussiste inoltre il rischio che molti praticanti affermino di praticare Budo Karate, sebbene la loro pratica dimostri il contrario… Costoro pensano di praticare Budo Karate, in alcuni casi persino sperano di stare praticando Budo Karate e sebbene non sia così, non se ne rendono conto poiché probabilmente non vi sono mai stati esposti.

Intervistatore: quindi sarebbe meglio, o quanto meno più desiderabile, praticare Budo Karate?

Tomoyose Sensei: non tutti possono o dovrebbero praticare Budo Karate. Il Budo Karate è impegno e dedizione. In quanto Maestro, è tuo compito scegliere coloro ai quali sai di poterlo insegnare. Costoro si allenano duramente e sono educati nelle loro maniere. Il Budo Karate rappresenta una sfida… E loro sono in grado e accetteranno di affrontarla.

Oggigiorno la gente si concentra troppo sul Karate Sportivo. Le persone tirano calci e pugni senza alcuna concentrazione, senza alcun impegno. Ai vecchi tempi, il Karate si concentrava su un solo pugno e un solo calcio. Le persone si sono allontanate da questa linea di pensiero. Io insegno e continuo a promuovere questa filosofia. Così ora, questo è l’unico metodo che conosco… E attraverso l’allenamento, arrivi a comprendere che effettivamente si tratta del metodo migliore.

Il Karate Sportivo non fa per me, né per i miei studenti. Noi pratichiamo Budo Karate e ora lo sto insegnando anche a mio nipote. Al momento, è tutto ciò che egli conosce. Per due anni gli ho insegnato i principi e i metodi del Kata Sanchin. Ci sta ancora lavorando. Magari ancora un altro anno… Poi gli insegnerò il Kata vero e proprio.

Una volta, ebbe modo di vedere altri praticanti allenarsi nel Sanchin e disse che gli era perfettamente chiaro che costoro non sapevano cosa stessero facendo. Quando hai uno, due o tre Kata realmente importanti – come Sanchin, Seisan e Sanseiryu – è fondamentale che su di essi si conduca un attento lavoro di ricerca, senza soffermarsi alla sola conoscenza superficiale, bensì ambendo ad una conoscenza e ad una comprensione più profonde. Questa è la reale comprensione di un Kata.

Intervistatore: il Budo Karate non è troppo rigido e duro perché lo si insegni a qualcuno di così giovane? Oppure è alla portata di tutti?

Tomoyose Sensei: a mio nipote insegno Budo Karate poiché gli voglio molto bene. Tuttavia non si può insegnare Budo Karate a chiunque. Il carattere e il modo di pensare di alcuni potrebbero rigettare questo metodo. È perciò necessario osservare gli studenti mentre si allenano e cercare di comprenderne la natura. Sono onesti? Si allenano duramente? Hanno una mente forte e al contempo flessibile? E soprattutto, si deve capire se ci si può fidare di loro e costoro devono, a loro volta, avere fiducia in te in qualità di loro Maestro. Una volta dimostrato questo impegno, allora potranno iniziare ad allenarsi nel Budo Karate.

Il Budo Karate enfatizza il calcio con la punta dell’alluce [Sokusen Shōmen Geri 足先正面蹴り] e il pugno ad una nocca [Shoken Tsuki]. Questo significa sviluppare armi vere e proprie. È un metodo duro e non tutti hanno la mente e la determinazione necessarie per poterlo seguire. Anche questo è parte del Budo Karate. Sokusen Shōmen Geri è Budo Karate. Il calcio con la parte anteriore della pianta del piede [Koshi] è Karate Sportivo. Guarda quale dei due è più semplice. Il più facile è quello adottato in ambito sportivo, il più difficile nel Budo… Quella seguita dal guerriero è una strada impervia, un percorso arduo.

Intervistatore: crede che gli studenti di oggi cerchino la via più facile per apprendere il Karate – sia esso Sportivo o Budo? Persino nella pratica del Sokusen Shōmen Geri, ho notato che molti preferiscono utilizzare il Koshi [piuttosto che l’alluce].

Tomoyose Sensei: ripeto, ciò che posso dire è che il Karate Sportivo non fa per me… Persino nello Shorin-ryu, l’ormai scomparso Chibana Choshin Sensei utilizzava Sokusen Shōmen Geri. Oggigiorno i nuovi praticanti cercano la via più semplice e usano il Koshi. Va bene così… Loro praticano Karate Sportivo, ma questo non fa per me, né per i miei studenti. Lei usa Sokusen Shōmen Geri?

Per sviluppare gli alluci ed irrobustirli, è necessario allenarsi a starvi in equilibrio sulle punte. È qualcosa di difficile, ma tutto ciò che valga la pena di essere raggiunto, implica un duro lavoro per essere ottenuto. È necessario allenare gli alluci di continuo e presto questi diventeranno armi formidabili… In ogni corso nel quale mi trovo ad insegnare, mi alleno a stare in equilibrio sulle punte degli alluci: ormai è un’abitudine.

Il Karate tradizionale insegna a calciare al tronco[/busto] dell’avversario, tuttavia vedo tutti questi studenti allenarsi a tirare calci alti… Questo ha indubbiamente un valore estetico ma di nuovo, è qualcosa che appartiene al Karate Sportivo. Io dico loro che va bene allenare i calci alti, ma è importante che ricordino che questo fa parte dell’aspetto sportivo del Karate. Io non insegno sport ma nemmeno ne scoraggio la pratica.

Spesso gli studenti mi chiedono di insegnagli a combattere. Io dico loro che se realmente vogliono imparare a combattere per uccidere, dovrebbero comprare una pistola. In un combattimento una pistola sarebbe molto più pratica. Apprendere il Budo Karate richiede molto tempo, mentre imparare ad utilizzare una pistola richiede tutt’al più una giornata. Imparare ad uccidere con una pistola, anche meno. Apprendere il Budo Karate può richiedere una vita intera.

Intervistatore: lei ha anche parlato dell’importanza del Kata Sanchin. Sarebbe così gentile da dirmi qualcosa di più in merito?

Tomoyose Sensei: nel Karate di Okinawa il Sanchin è il Kata più importante da praticare. Il Sanchin deve essere praticato e allenato ogni giorno, al fine di temprare corpo e mente. Il Sanchin non solo irrobustisce il corpo, aiuta anche a sviluppare una mente forte ed uno spirito risoluto. Questo è il cuore del Budo Karate. Tutti i principali stili di Karate di Okinawa hanno praticato il Kata Sanchin. Goju-ryu e persino lo Shorin-ryu. Credo però che quest’ultimo ne abbia ora abbandonato la pratica e questo trovo sia molto triste.

[…]

Intervistatore: può dirmi qualcosa a proposito dei Kata dello Uechi-ryu?

Tomoyose Sensei: il Karate di Okinawa ha molti Kata. Lei quanti ne conosce… Intendo dire, quanti ne conosce realmente? E non mi riferisco ad una conoscenza superficiale, bensì ad una comprensione e conoscenza profonde. Nello Uechi-ryu si studiano in maniera approfondita tre Kata: Sanchin, Seisan e Sanseiryu. Credo che ogni praticante dovrebbe praticare con dedizione tre Kata. Una forma elementare, una intermedia e una avanzata. È necessario praticare e ricercare a fondo ogni singolo Kata. Solo allora si starà praticando e vivendo a pieno il Budo Karate.

[…]

Intervistatore: persino all’interno di uno stesso stile, tra studenti che si allenano con il medesimo Maestro, si notano molte differenze. Qual è il motivo?

Tomoyose Sensei: il modo in cui ciascuno di noi interpreta ciò che apprende può essere, e spesso si rivela, diverso. Questo va bene poiché siamo umani e in quanto tali commettiamo errori. Qualcuno fa una parata più ampia in questo o in quel movimento, qualcun altro esegue la stessa tecnica con una parata più piccola. Qual è la versione corretta? Lo sono entrambe se chi pratica le crede tali. Per loro funziona… Altrimenti non lo farebbero in quel modo. Quindi va bene così, entrambe i modi sono corretti.

Molti si preoccupano di come appaiono. Vogliono apparire bene affinché chi li guarda possa compiacerli dicendo quanto sono bravi. Ma ciò che conta è il fatto che tu – non gli altri, tu – ti stai allenando duramente. Ci si allena per sé stessi, non certo per gli altri.

Il Karate è qualcosa di personale, una via per migliore sé stessi, non per far colpo sugli altri e men che meno per apparire. Quando gli studenti mi chiedono di queste persone che badano innanzitutto al modo in cui appaiono, tutto ciò che posso rispondere è “buon pro gli faccia, sono contento per loro”, ma che tutto questo non fa per me.

Intervistatore: Sensei, lei ha più volte parlato della differenza tra il vincere e il perdere. Potrebbe darmi qualche altra informazione in merito?

Tomoyose Sensei: persino ad Okinawa ci sono molti che praticano il Karate Sportivo – io lo chiamo bullshit Karate – tutti li conoscono. Credo però che qui negli Stati Uniti, il bullshit Karate sia molto più diffuso… Probabilmente perché siete così tanti. Anche qui vedo studenti dei miei stessi allievi praticare questo tipo di Karate. Il bullshit Karate è ovunque, qui in America e anche nel mio paese, Okinawa.

Ma sediamoci per un momento e continuiamo il nostro discorso a proposito del Budo Karate e del Karate Sportivo. Quest’ultimo è amato da molti studenti, che talvolta capita mi chiedano quale sia la mia opinione in merito a questo stile e alla loro pratica. Io dico loro che il Karate Sportivo è bullshit Karate e a questa risposta non tornano più a pormi la stessa domanda. Questo va bene… Se non vogliono sentire la verità.

Nel bullshit Karate tutto ciò che conta è vincere… Per esempio, gare e campionati. Ma non tutti possono vincere. Così i vincitori sono i campioni mentre gli altri… Gli altri sono perdenti perché non hanno vinto. [Quando faccio questo ragionamento] i praticanti di Karate Sportivo vengono da me e mi dicono che dato che loro non sono campioni, allora devono essere perdenti, capite? Queste persone trovano scuse su scuse e dicono che non comprendo lo sport. Ma alla fine, il campione resta il campione e tutti gli altri [secondo la logica del Karate Sportivo] sono i perdenti. In che altro modo vorreste chiamarli?

Vincere e rendere gli altri dei perdenti… Per me è questa la vera essenza del bullshit Karate. Nel Budo Karate ci si allena tutti per diventare persone migliori. L’unica competizione è quella con sé stessi. In questo modo, tutti combattono per essere vincitori e campioni. Tutti si sforzano e combattono per essere persone migliori… Questo è un obiettivo ben più alto del voler vincere un semplice trofeo di latta. Ci sarà chi avrà da ridire su questo, ma va bene così… Che continuino a praticare bullshit Karate ma per me, c’è solo il Budo Karate. Se vengono a mostrarmi il loro bullshit Karate io dico loro che va bene… Va bene per loro, ma non è vero Karate e non fa per me.

Per me questo è un punto di fondamentale importanza. Non posso costringere le persone ad accettare la mia verità, posso solo mostrargliela e lasciare poi che siano loro a decidere se seguirla oppure no. Indipendentemente dalla direzione che prenderanno, io continuerò a praticare Budo Karate!

Intervistatore: ci sono dei segreti nel Karate?

Tomoyose Sensei: molti studenti spesso cercano scorciatoie o la via più semplice. Trascurano le basi. Il segreto di ogni stile di Karate è nelle basi dello stesso. Una costante attenzione alle basi e un continuo studio delle stesse in una varietà di forme sono imprescindibili. Ai vecchi tempi era la norma ripetere le tecniche molte volte. Mi ci volle un anno per apprendere il Sanchin per intero. Ora gli studenti lo imparano in una settimana e poi ti chiedono cosa venga dopo.

Ho trascorso un anno insegnando a mio nipote solo i passi del Sanchin. Alla fine del primo anno, gli ho poi insegnato come girare. L’anno prossimo gli insegnerò l’intero Kata. Mio nipote non conosce altro metodo all’infuori di questo e quando vede altri allenarsi e ne riconosce la debolezza, si domanda come mai abbiano scelto la via più facile.

Intervistatore: sareste così gentile da dirmi qualcosa per quanto concerne l’allenamento? Lei raccomanderebbe di allenarsi tutti i giorni o a giorni alterni?

Tomoyose Sensei: è di fondamentale importanza allenarsi un po’ ogni giorno. Magari non troppo a lungo e duramente ma almeno un poco. È così che si diventa forti. Molte persone si allenano solo una o due volte a settimana. Questo va altrettanto bene, tuttavia trascorre troppo tempo tra una sessione di allenamento e l’altra.

Allenandosi un po’ ogni giorno, lentamente ci si migliora sempre di più senza uno sforzo eccessivo. Noi non lo notiamo, ma i progressi saranno evidenti agli occhi degli altri. È come allenarsi colpendo il Makiwara. Inizialmente lo si colpisce piano e lentamente si progredisce, finché non si arriva al punto in cui lo si colpisce con una certa forza, solo che non ce ne accorgiamo.

Intervistatore: quindi, allenarsi un po’ ogni giorno per continuare a migliorarsi. Lei continuerà a farlo per il resto della sua vita?

Tomoyose Sensei: le persone devono comprendere che il Karate è per la vita… Perciò, non abbiate fretta. Se vi ci vuole parecchio tempo per apprendere un Kata o per padroneggiare una certa tecnica, non ci sono problemi. Ciò che realmente conta, è il fatto che vi stiate allenando. Molti dicono che è difficile e allora diventa facile mollare.

Sono in molti a mollare nel Karate. Li puoi incontrare facilmente ovunque. “Io ho fatto Karate”. “Conosco un po’ di Karate”. “Io ero una cintura bianca, una cintura marrone o una cintura nera…”. Ora, tutte queste persone non si allenano più, tuttavia hanno una loro opinione su quello che dovrebbe essere “buon Karate” e “cattivo Karate”. [Prestare loro attenzione] È come voler chiedere ad un perdente la sua opinione sul come essere un buon perdente. Come possono costoro esprimere giudizi, quando sanno poco o niente della disciplina del Karate o di quella del Budo o del concetto di nin (resistere/sopportare/tenere duro).

Intervistatore: ieri abbiamo avuto un’eccellente discussione sul tema dell’allenarsi come tigri o come pecore. Potremmo tornare a parlarne brevemente?

Tomoyose Sensei: Talvolta, la pratica del Karate può dirsi un allenamento da tigri o un allenamento da pecore. Se ci si allena come una tigre – lavorando duramente e condizionando il proprio corpo – sarà sempre possibile allenarsi con altre tigri. Esse ci riconosceranno ovunque e ci si potrà muovere fra di loro in pace. Le tigri sanno che quando due di loro combattono, una è destinata a morire oggi mentre l’altra morirà il giorno seguente a causa delle ferite riportate nel combattimento. Sanno che combattendo fra di loro andrebbero incontro alla morte, perciò non hanno nulla da dimostrare.

Se ci si allena come una pecora – senza contatto, né condizionamento – allora ci si potrà allenare unicamente con altre pecore. Una tigre può allenarsi sia con le tigri, sia con le pecore, deve solo fare attenzione a non ferirle. Una pecora, invece, non può allenarsi con le tigri. La pecora vede le tigri come esseri pericolosi e pensa che il loro condizionamento non sia salutare e che porti anzi, una sorta di cancro. Una pecora che si allena con le tigri è destinata ad essere sbranata.

A volte s’incontra una pecora che riesce a riconoscere la verità dietro l’allenamento della tigri e così cambia. Questa pecora, in realtà, non era altro che una tigre inconsapevolmente travestita da pecora che aspettava solo il momento per uscire allo scoperto.

Osserva le persone allenarsi. Guarda attentamente come si muovono e come si comportano. Una tigre può sembrare un gattino ma è pericolosa anche quando appare amichevole, è calma e non le sfugge niente. Ascolta e osserva; è consapevole di chi è e non ha niente da dimostrare; è in pace.

Le pecore, al contrario, fanno ogni tipo di rumore e vogliono essere sentite. Si muovono intorno in cerca di attenzione. Sono facili da ferire e da spaventare. Cercano sempre di fare gruppo fra di loro per sentirsi protette. Quando il pericolo incombe cercano protezione nel gruppo perché non sono in grado di difendersi da sole. Esse sono facili prede per le tigri. Da sola oppure in gruppo, una pecora rimane sempre una pecora.

english version:

Of Sheep & Tigers
By Perry Campbell
Hard versus soft training? Over the years I have heard a lot of discussion about the merits of soft versus hard training, the latter including both body conditioning and makiwara training.
At one time I had no use for schools that did not incorporate conditioning and makiwara into their training. I have now come to see the good in both methods of training. Both help the student to gain physically and mentally through the training and philosophy.
What is dangerous, however, are schools and sensei who do not teach body conditioning (hardening) while at the same time lead the students to believe they will be able to defend themselves using their martial art. There is a difference between learning to defend oneself and preparing to defend oneself.
One can learn the techniques without much impact on one’s body. But that does not make them prepared to take multiple, or even one, blow from a strong person who is fully intent on taking off his head. You might get lucky and not get hit, but if you are hit and you aren’t prepared for the physical and mental impact you are put at a distinct disadvantage.
It is important to remember that many of the people who pick fights have a backgound in fighting, be it street fighting or otherwise. They are used to giving blows and taking blows. I have heard many martial artists say that body conditioning is not necessary, or even harmful, because in a real fight situation, adrenaline will kick in and you won't feel pain. Woe to anyone who believes this. I can say this from my first experience in Okinawa when my arms and legs were pulverized in the first class.
The event inspired me not only to change my training methods (back to hard I should add), but to move to Okinawa two years later. No amount of adrenaline will keep a person fighting when a conditioned martial artist attacks his legs or even his arm (it can be extremely painful and debilitating).
This theory is best explained in the analogy “Tigers and Sheep” given by Tomoyose Ryuko, 9th dan Uechi Ryu (the first student of the founder of Uechi-Ryu karate, Kanbun Uechi. Ryuko later moved to Japan and taught there.).(1) He said:
"Sometimes karate training can be called training as a tiger or training as a sheep. If you train as a tiger -- hard training and body conditioning -- you can always train with tigers. Other tigers will also recognize you and you can train in peace with them. They know that when two tigers really fight, one will die of injuries today and the other will die of injuries tomorrow. Both will die, so they have nothing to prove.
If you train like a sheep -- no contact and no two man conditioning -- then you can only train with sheep. A tiger can train with tigers and he can also train with sheep. He just has to be careful not to hurt them. A sheep cannot train with tigers. Sheep see tigers as being very frightening and their conditioning, he says, will cause cancer (the belief that repeated impacts used to harden the body can also lead to the onset of cancerous growths). A sheep training with tigers will get eaten up.
Sometimes you see a sheep who sees the truth of tiger training and changes. In reality this sheep was actually a tiger in sheep's clothing waiting to come out.
Watch people training. Look at how they act and how they behave. A tiger can be like a little kitty, but be dangerous even though he is friendly. Tigers are quiet and watch everything. They listen and watch. They know who they are and they have nothing to prove. They are at peace.
Sheep, on the other hand, make all kinds of noises and demand to be heard. They run around and seem to crave attention and say, 'We're baaad'. They are easily hurt and easily scared. They always group together for their own protection. When danger approaches they look towards the group for protection because they cannot defend themselves. They are easy prey for the tigers. Whether it is one sheep or several, sheep are still sheep."
Whether you train hard (go - with conditioning and Makiwara) or soft (ju - with no conditioning and makiwara) is a personal choice. Both will benefit. If you are a sheep your training will undoubtedly have durable benefits both mental and physical. Just don't be deluded in your beliefs and think you can really fight a tiger.
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